L’IPTV è morta! L’IPTV è viva!

L’operazione Eclissi – Black IPTV era stata sponsorizzata dai vari media come definitiva, qualcosa che avrebbe dovuto stroncare una volta per tutte il fenomeno dell’IPTV pirata, del cosiddetto pezzotto e di ogni altro metodo di fruizione clandestina dei contenuti multimediali delle varie emittenti televisive.

I comunicati stampa seguiti a Eclissi traboccavano di trionfalità e di vittoria: il mercato pirata italiano (e nei più ottimistici: europeo) era stato sconfitto, debellato e messo al bando una volta per tutte.

È realmente andata così? L’IPTV è morta! L’IPTV è viva!

Ebbene: nei casi più estremi il blocco è durato 48 ore, e probabilmente solo per motivi di propagazione dei DNS. In molti casi il servizio ha continuato a funzionare beatamente e tranquillamente. Come se nulla fosse.

Il tanto pompato server di xtream-codecs non si occupava affatto di fare lo streaming dei segnali come è stato fatto intendere ma faceva una cosa molto più banale e soprattutto legale. Quel server (e si, parliamo di una sola macchina!) era un semplice Content Manager System – CMS (come possono essere drupal e wordpress tanto per citarne un paio) che si occupava di gestire gli abbonamenti e di creare le liste m3u per gli utilizzatori finali. Le fonti (cioè i server che realmente eseguivano lo streaming) erano indicati dal rivenditore. Per buona pace del xtream team. Nessun contenuto illegale era ospitato sul server e nessuna operazione illegale era messa in atto da xtream-codecs.
A riprova della legalità dell’operato di xtream-codecs basta sottolineare, un’altra volta, che avevano un solo server ospitato in un comunissimo data center.

Perchè allora per due giorni non hanno funzionato gli stream?

Su questa parte dell’operazione si possono fare solo supposizioni: blocco dei dns o spegnimento dei server di stream. Difficile a dirlo ma sono più propenso a pensare al blocco dei dns: sembra infatti che chi utilizzasse i DNS di google o di open dns non abbia risentito in alcun modo del blocco.
I famosi “nuovi codici inviati su whatsapp” di cui tanta stampa incompetente ha parlato si può supporre che fossero (con quasi assoluta certezza) semplicemente delle nuove URL con le liste m3u aggiornate.
Qualche problema in più possono averlo avuto i clienti che dovevano rinnovare il proprio abbonamento clandestino in quelle settimane: non essendoci più un CMS a gestire gli abbonamenti non era infatti possibile rinnovare la propria sottoscrizione.

E oggi?

Oggi tutto funziona esattamente come funzionava prima. Cambia solo il server “generatore delle liste”, cioè il CMS che gestiva le utenze per conto dei rivenditori. Alcuni rivenditori ne hanno già cambiati un paio nel frattempo, qualcuno ha scritto il proprio. Ma la sostanza non cambia: tutto funziona esattamente come prima. E i reseller, più di prima, consigliano di proteggersi ulteriormente da eventuali futuri blocchi attraverso l’uso di VPN :oltre a evitarli garantiscono anche una migliore sicurezza e anonimato non essendoci un collegamento diretto con il server di streaming.
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