[Recensione]: Laserpecker Pro: impressioni dopo settimane di utilizzo

Da qualche settimana sto giocando con una Laser Pecker Pro: lo trovo uno strumento abbastanza divertente ma con parecchi limiti (e difetti).

Per chi non lo sapesse il (o la?) LaserPecker è un incisore laser portatile programmabile da smartphone.

La portabilità è sicuramente il suo punto di forza: il corpo macchina è grosso quanto una pallina da tennis e il treppiede presente in confezione ha le gambe telescopiche che ne permettono un rapido e instabile posizionamento.

Già conscio di questo problema ho deciso di prendere il bundle comprensivo del supporto motorizzato dotato di autofocus.

Questo stand in metallo presenta una ventola che dovrebbe aspirare i fumi della lavorazione e un motorino elettrico che consente una rapida messa a fuoco dell’oggetto da incidere.
Questa messa a fuoco non è altro che un misuratore di distanza: la LaserPecker deve stare a 20cm esatti dall’oggetto da incidere e la misurazione fatta prima dell’incisione serve proprio ad alzare o abbassare il proiettore per raggiungere questa distanza.

Il collegamento allo smartphone avviene tramite bluetooth e l’app permette di preparare il soggetto da incidere in pochi semplici passaggi. La qualità e la durata del tempo di incisione dipendono dall’immagine scelta e dal materiale che stiamo incidendo: tornano molto utili i preset già presenti per una manciata di materiali.

Essendo di base insicuro (non vi sono schermi protettivi in confezione, sono un optional) è ottima l’idea di inserire un giroscopio che interrompe quasi subito il laser in caso di scossoni.

Dopo i primi dieci minuti di utilizzo e stupore i limiti di questo gadget ci riportano alla realtà con una sonora sberla.

Applicazione

Per chiarezza andrò per punti: potrei dire semplicemente “fa quel che deve più o meno bene” ma sarebbe riduttivo e poco utile.

Preset materiali

Parlo della versione Android: è una delle applicazioni più scarne che abbia mai visto. Sono presenti dei preset per una manciata di materiali. Per un gingillo che dovrebbe incidere praticamente ogni cosa al di fuori di metallo e vetro è davvero una misera selezione quella caricata dagli sviluppatori.

Collegamento bluetooth

L’app si collega all’incisore attraverso il bluetooth e durante la lavorazione mostra la percentuale di avanzamento. Bellissimo, a patto che non usciate dal raggio di azione del BT: a quel punto il lavoro andrà avanti (viene memorizzato dal LaserPecker) ma alla riconnessione l’app tornerà alla schermata iniziale pronta per progettare un nuovo disegno.

Oltretutto va arrestata manualmente perchè altrimenti resta attiva in background prosciugando la batteria in pochissimo tempo. Davvero è una delle app col più alto consumo energetico che abbia mai visto.

Font inclusi

I font presenti per la creazione di scritte sono veramente pochi e di qualità mediocre: non è difficile aggiungerne altri ma non è nemmeno una operazione così immediata (non esiste un download in-app per capirci).

Account

Molto discutibile anche la necessità di registrarsi per poterla utilizzare: non vedo la necessità di dover creare un account per utilizzare un dispositivo fisico senza avere benefici dalla registrazione (layout particolari, fonts, etc). A pensar male si potrebbe definire una raccolta di indirizzi email a mero scopo di marketing anche se all’atto pratico viene utilizzato come protezione per non far usare il laser a chiunque.
Come spesso ho scritto su aklab io non sono uno sviluppatore ma immagino che sia meno complicato abilitare un pin (o richiamarne la funzione integrata nell’os) sul device piuttosto che un database fatto di email e password. Oltretutto questa scelta credo che renda impossibile utilizzare l’incisore senza una rete dati di appoggio (almeno per l’avvio della prima incisione).

Il supporto

Preso dall’entusiasmo del video di OverVolt sul “supporto magico” non ho esitato a comprare il bundle dove era presente. Devo ammettere che è meno utile di quanto sembri. Anche in questo caso andiamo a punti.

Messa a fuoco

La messa a fuoco avviene solo su richiesta manuale prima dell’incisione. Non è richiamabile dall’applicazione ma solo dal tasto dedicato sullo stand. Se si incidono basi piane non è un problema ma se si incide su un oggetto sferico (ad esempio una mela) si rischia di avere un disegno modificato nelle proporzioni perchè l’applicazione non tiene conto della sfericità dell’oggetto. La messa a fuoco infatti non viene modificata in corso d’opera vanificando non poco l’utilità dello stand.

Ventilazione

Non ho ben capito cosa dovrebbe ventilare: è una comunissima, piccola, ventola per pc che si disassa facilmente diventando rumorosa, fastidiosa e ancora più inutile.
Durante l’incisione una ventola di raffreddamento è fondamentale per evitare che si crei un “effetto bruciato” intorno alle zone incise. Attrezzatevi di una ventola da mettere vicino allo stand per raffreddare costantemente l’oggetto. Io uso un comune ventilatore orientato sul piatto.

Alloggio LaserPecker

Come sappiamo stand e laser sono due oggetti distinti. Nel braccio dello stand vi è l’incavo per alloggiare il LaserPecker. Bello, figo: se non fosse per la troppa tolleranza che rende davvero difficile riuscire a posizionare perfettamente il laser. E questo crea un grosso problema di calibrazione e quindi di incisione dritta. Ma questo, come vedremo tra poco, non è il solo ostacolo per una perfetta incisione centrata e in asse.

Piatto di lavorazione

La base dello stand è anche il piatto di lavorazione dove posizionare l’oggetto da incidere. È davvero bella: scura, lucida e con una discreta ed elegante scritta “LaserPecker” nella zona bassa. E basta. Tanto bella quanto scomoda: non vi sono riferimenti, assi cartesiani o altro che possa essere utile per posizionare in asse l’oggetto da lavorare.

Ora: uniamo la sede troppo larga all’impossibilità di avere riferimenti precisi e otteniamo delle bellissime incisioni storte. Non proprio il massimo per un kit da quasi 400€ (e oltre, su amazon).

Se invece il vostro obiettivo è incidere solo dischetti di legno rotondi il problema scompare: una volta trovato il centro non dovrete preoccuparvi di altro.

Per questo ENORME problema esistono alcune soluzioni (da abbinare l’un l’altra, per di più).
Resta il fatto che chiunque in fase progettuale avrebbe pensato a disegnare un reticolo sul piatto di lavorazione per facilitare il posizionamento. In LaserPecker no e solo loro sanno perchè sono arrivati a creare un altro modello col medesimo difetto. Ma che costa tre volte tanto per via degli optional (utilissimi, lo dico seriamente)

Area di incisione

Inizialmente 100mm x 100mm sembrano abbastanza per qualsiasi progetto. In realtà parliamo di un quadrato di 10cm di lato. Dopo la terza incisione questo limite vi starà stretto, molto stretto. Questo ovviamente non è un difetto “a sorpresa” ma un dato che va preso seriamente in considerazione nella valutazione dell’acquisto.

Conclusioni

La domanda, sacrosanta, che alcuni amici mi hanno fatto è: vale la pena comprarla? È un acquisto sensato?

Con così tanti difetti la risposta, per un altro prodotto, sarebbe un chiaro e definitivo NO. In questo caso bisogna davvero valutare bene.
Per un uso hobbistico è un acquisto che può rivelarsi utile e divertente. Ovviamente non ci si deve assolutamente aspettare di avere lavori perfettamente in bolla su qualsiasi superficie che non sia circolare. Per creare dei pensierini, personalizzare i sottobicchieri di casa o incidere la propria cover dello smartphone è sicuramente un buon prodotto. Ma per crearci un business (come ho visto suggerire in alcuni video) assolutamente no. Una incisione professionale deve essere solitamente dritta e centrata: risultato veramente difficile da ottenere con la LaserPecker.

Ho deciso di tenerla comunque: per le mie necessità va abbastanza bene nonostante questi difetti. Posso permettermi di perdere una decina di minuti per trovare il corretto posizionamento di tutto e in caso di incisione storta non muore nessuno. Ma devo ammettere che l’aspettativa iniziale creata dalle recensioni è stata fortemente tradita.

Spero di aver dato una panoramica più esaustiva, meno fuorviante e soprattutto meno vincolata all’entusiasmo della prima incisione.

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