Facebook vietato ai dipendenti della Regione Lazio

Notizia di pochi giorni fa: la Regione Lazio proibisce ai dipendenti dei propri uffici di accedere ai social network e alla messaggistica istantanea (MSN MEssenger, ad esempio). Nel mirino è finito soprattutto Facebook, forse il più famoso e utilizzato social network del mondo ed il motivo è molto semplice e scontato: troppe ore sprecate a girovagare durante il turno lavorativo.

Ricercando su google si può notare che questo è solo l’ultimo dei provvedimenti presi dalla P.A. nella lotta ai social network (ma ci sono anche tante ditte private che l’hanno già fatto senza darne notizia) anche se sinceramente ci vedo un qualcosa di “anomalo”: invece che proibire non era più immediato (ed efficace) bloccare completamente? Spiego meglio la differenza: vietare verbalmente (o contrattualmente) significa qualcosa tipo “non ci puoi andare e se ci vai verrai punito” mentre con un blocco ben definito se ne impedisce completamente l’accesso (e ne verrebbe comunque registrato il tentativo). Ricordo che quando ero all’università vi erano delle blacklist che impedivano l’accesso, ad esempio, a Messenger; ovviamente i modi per aggirarli c’erano (ed erano utilizzati e in continua evoluzione trattandosi di una facoltà di Informatica) ma ci voleva del tempo per capirne funzionamento e relativo bypassaggio. Io sarò complottista, vedrò marcio ovunque, sarò diffidente… Ma questa scelta di proibire (e non bloccare) la vedo come una sorta di selezione naturale per sfoltire un po’ di dipendenti in maniera pulita e legale (e per carità sarebbe magari anche per giusta causa!) anche se credo comunque che sia una scelta saggia maturata da mesi e mesi di analisi sull’uso di internet da parte dei dipendenti in questione. C’è anche da dire che i giornali hanno riportato che le sfere alte della Regione potranno invece accedere senza problemi a tutto ciò che vogliono: qui credo che si potrebbe discutere un pochino anche sull’uso che ne fanno ai cosiddetti piani alti no?

Tra l’altro, con un’ultima googlata, ho trovato questo articolo di Repubblica di settembre in cui il Comune di Tradate (Varese) ha applicato il blocco che ho spiegato poco fa. Scelte differenti…però credo che anche su queste cose magari la P.A. dovrebbe avere una linea guida comune in tutta Italia.

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