Ricarica PostePay: istruzioni per l’uso

Questo breve post è dedicato a due categorie di persone: ai tabaccai (e più in generale a chi svolge questo servizio) e ai clienti utilizzatori del servizio di ricarica PostePay.

La Postepay (o pospay/posteplay giusto per citare due delle storpiature più comuni) ormai l'abbiamo tutti o quasi: è pratica, veloce e ricaricabile in posta,tabaccheria, ricevitoria, edicola, al centro commerciale e grazie alle scelte di un provider anche presso qualche fruttivendolo.

Vien da sè che ricaricare una postepay non è proprio come ricaricare il cellulare: qui si tratta di una carta VISA e come tale è soggetta alla normativa bancaria. 
Con questa premessa credo che chiunque riesca a capire che :

 

  • come ogni operazione bancaria è soggetta a tracciatura
  • per tracciare bisogna identificare il cliente
  • per identificare il cliente servono un documento d'identità e codice fiscale.

Con Sisal e ITB (sicuramente i provider esterni a poste italiane più presenti sul territorio) l'identificazione del cliente che effettua la ricarica (cioè il cosiddetto richiedente/ordinante) deve essere eseguita esibendo un documento d'identità valido e il tesserino del codice fiscale/tessera sanitaria da strisciare nel terminale. Si: serve proprio il tesserino da strisciare poichè l'immissione manuale è stata bloccata. Con sisal sono stati bloccati anche i codici fiscali dei titolari dell'attività: io se voglio caricare la mia carta devo andare in un altro punto sisal o itb.

In un mondo perfetto questo non creerebbe nessun problema poichè, sapendo i dati richiesti per svolgere il servizio, il cliente non dovrebbe obiettare nulla a riguardo. In un mondo perfetto appunto.
Nel nostro mondo invece il cliente:

  • non ha con sè il proprio codice fiscale, 
  • non ha quello dell'intestatario della carta,
  • afferma che dalle altri parti non glielo chiedono (ergo: mente sapendo di mentire),
  • afferma che ti ha dato il suo codice fiscale quando invece è intestato a Santina Rossi e la persona che hai davanti ha più barba di Dan Bilzerian
  • afferma che non lo ha mai dato perchè lo ha perso ma dalle altri parti il tabaccaio/commesso/fruttivendolo passa il proprio e risolve il problema.

Ed è su questo ultimo punto che mi voglio soffermare per chiedere ai colleghi: ma vi siete rincoglioniti? Ma vi rendete conto di cosa state facendo e di cosa state rischiando?
Faccio un esempio ESTREMO ma che da me sembra funzionare (con chi vuole capire ovviamente, con il cliente medio non c'è speranza che questa voglia ci sia):ipotizziamo che i soldi che avete appena caricato a VOSTRO NOME vengano poi usati per finanziare l'ISIS, piuttosto che per comprare armi, droga o quant'altro di lurido e illegale ci possa essere. 
Che affare che avete fatto: denuncia e carcere per 70 centesimi lordi? Io dico no grazie. Ma voi siete liberi di farvi del male come meglio credete. Ed è ciò che in fondo "regolari" noi vi auguriamo.

E cari colleghi è grazie a voi che questi clienti pensano di poter fare quel che vogliono: perchè davanti al vostro menefreghismo per le regole siamo noi che le rispettiamo che passiamo per stronzi e ci prendiamo i vaffanculo dalla vostra, maleducata e anarchica, clientela.

Esistono anche altri metodi che non richiedono la lettura della tessera ma richiedono l'inserimento manuale dei dati: questo però NON toglie gli obblighi di identificazione del soggetto ordinante!

Un ultimo appunto ai clienti: sui terminali c'è un plafond settimanale: una volta raggiunto non è più possibile eseguire ricariche. Non stupitevi troppo se al sabato (o già al venerdì molto spesso) non è più possibile ricaricare. La colpa è di chi concede plafond ridicoli per un servizio richiestissimo.


E non smetterò di ripeterlo: non è una ricarica telefonica ma una transazione bancaria vera e propria!

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