Smartphone e Localizzazione

L’argomento è quello che a quanto pare sta molto a cuore agli italiani (e a parte del resto del mondo): la privacy. Ho già scritto ciò che penso e lo riporterò in chiusura di post.

Notizia recente che iOS e Android memorizzino in una sorta di cache i dati inerenti alle coordinate GPS, GSM e WiFi durante l’utilizzo per..non si sa bene che utilizzo. Gli interessati hanno dichiarato che i relativi sistemi perativi memorizzano questi dati per creare una cache che velocizzi la localizzazione dell’utente all’interno delle varie apps che ne fanno uso. Ed è stato anche appurato che questi files non vengono inviati nè a Google nè ad Apple. Nulla di strano quindi. Forse!

Android nel giro di 24/48 ore elimina questi dati mentre iOS crea una cache pressochè infinita (e non criptata) al quale sembra non esser nemmeno troppo difficile accedere. Addirittura si vocifera che la polizia statunitense ne abbia fatto uso durante alcune indagini. Leggo di ipotetici problemi di violazione della privacy (ma allora esiste ancora?), leggo che in caso di furto uno potrebbe risalire a dati sensibili (quali ad esempio cliniche frequentate e via dicendo): immagino che allora se Bin Laden avesse avuto un iphone o un android l’avrebbero preso già qualche anno fa.

Ognuno può avere il suo motivo per sbandierare “la privacy” e sapere che i sistemi operativi mobili tengano memoria di queste tracce può incidere sulla decisione di scegliere un prodotto piuttosto che un altro.

Io ho un’idea piuttosto controcorrente sulla privacy: credo che non esista e che i 3/4 di chi la sbandiera lo faccia per pubblicità personale. Di questi eddirittura c’è chi si scaglia contro le telecamere nelle banche, nei bar, per strada e via dicendo. Ma perchè? Qualcosa da nascondere? A me, onestamente, non da nessun problema esser ripreso da una telecamera mentre bevo una birra o faccio un prelievo. Sono per motivi di pubblica sicurezza, un giorno le immagini registrate potranno essermi utili nel caso succeda qualcosa.

Tornando sui cellulari torno a chiedermi dov’è il problema? Tanto se, ad esempio, la polizia volesse sapere dove sono gli basterebbero un paio di triangolazioni ed ecco trovato l’utente. Lo dimostrano continuamente i telegiornali che elogiano questo metodo di indagine nei casi di cronaca nera (il cellulare della vittima era tra queste tre celle, quindi nell’arco di tot metri).

Parlando più in generale allora deduco che questi fanatici non abbiano un cellulare, non abbiano un contocorrente bancario, non abbiano tessere fedeltà, telepass, carta carburante (per le zone di confine). Tantomeno una carta d’identità con dati reali, nessun contratto intestato. Presumo anche non escano di casa per via delle telecamere e che non abbiano una email perchè intercettabili. Nemmeno una linea telefonica in casa per lo stesso motivo.

Ovviamente ho estremizzato l’immagine del difensore dela privacy ma con ragione di causa: tentare di far capire che spesso questa privacy viene nominata e sbandierata solo come propaganda politica.

Discorso più serio, invece, riguarda la diffusione a terzi dei propri dati: questa si che secondo me è da ritenersi una vera e propria violazione. Come lo sarebbe un’intercettazione non giustificata, l’apertura della propria corrispondenza e via dicendo. Questo lo specifico perchè so che il discorso fatto sopra potrebbe sembrare un’apertura alla diffusione dei propri dati: cosa che invece non condivido assolutamente.

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